During one of my lunch-breaks I visited “Iranian voices”, a temporary exhibition in the “Islamic world” gallery where I also saw a beautiful, tiny sculpture entitled “Hand holding bird” by Parviz Tanavoli. The artist made the “Heech in a cage” artwork, as well, on display at the entrance of the Sainsbury’s exhibitions gallery. People often take a picture of it, or ask friends to be photographed in front of it. I can figure out why. What I’d never expected, though, was that one day the artist himself would come to my door. Actually it was the members’ door, but I was working there on that day, so I think we could call it “my” door. Anyway, this lovely man approached, intentioned to visit the America dream exhibition and, while looking for his patron card, he said: “For what it’s worth I’m the author of that sculpture”. I almost fainted, it was such an honor to meet him in person! I introduced myself, we shaked hands and start talking in Italian, since we both studied at the Academy of fine arts in Brera. As soon as I arrived at home, I googled him and found out that “a day before Tanavoli was due to speak at the British Museum, authorities in Iran confiscated his passport, preventing him from leaving the country. By phone from Teheran, Tanavoli explained that “I have not done anything wrong. I spent the whole day at the passport office but no one told me anything, nor did anyone at the airport. I’m not a political person, I’m merely an artist.”
I like to think that an artist is never merely an artist, like a job is never merely a job, but it’s what you decide it to be, as a part of your life.
The day after I was at the canteen, on my tea-break this time, and the most beautiful scene appeared to me: a man seating at his lunch table, having what looked like an english breakfast and a Coca-Cola tin, silhouetting against the teal paintend wall, under the early afternoon sun. I could’nt help but asking him if I could take a picture of him to use as a draft for my next painting. Luckily, not only he was a nice unaware mode,l but also a very kind and open person and that’s how I get the background for my last drawing.
Later that day, I met him at his job post: he was working at the American dream workshop for kids and one of his duties was to make kids at ease and invite them to pose in the photo- booth so they can use their own photographs to learn how to make Warhol’s style silkscreens.
Tout se tient.
In una delle mie pause-pranzo sono andata a visitare la mostra temporanea “Iranian voices” e ho scoperto una bellissima, piccola scultura intitolata “Hand holding bird” di Parviz Tanavoli; sua è anche “Heech in a cage” un’opera più grande che si trova all’ingresso della Sainsbury’s exhibitions gallery. Spesso le persone si fermano a fotografarla o a farsi fotografare davanti a essa. Posso capire perchè. Quello che non avrei mai immaginato, però, è che un giorno l’artista si sarebbe presentato alla “mia” porta. In realtà era la member’s door, ma visto che stavo lavorando lì, quel giorno, penso che potremmo chiamarla la “mia” porta. A ogni modo, questo adorabile signore si è avvicinato, intenzionato a visitare la mostra “American dream” e, mentre cercava la sua patron’s card, ha detto: “Per quello che vale, sono l’autore di quella scultura”. Sono quasi svenuta, tale era l’onore di incontrarlo di persona! Mi sono presentata, ci siamo stretti la mano e abbiamo iniziato a parlare in italiano dal momento che entrambi abbiamo studiato all’accademia di belle arti di Brera. Appena arrivata a casa, l’ho cercato su Google e ho scoperto che “il giorno prima che Tanavoli giungesse al British Museum per tenere un discorso, le autorità iraniane gli hanno ritirato il passaporto, impedendogli di lasciare il paese. Al telefono da Teheran, Tanavoli ha spiegato: “non ho fatto nulla di male. Ho passato tutta la giornata in ufficio passaporti, ma nessuno mi ha detto nulla lì, né tantomeno in aeroporto. Io non sono un politico, sono semplicemente un artista.”
Mi piace pensare che un artista non è mai solo un artista, come un lavoro non è mai solo un lavoro, ma è ciò che si decide che sia, quale elemento della propria vita.
Il giorno dopo ero a mensa, stavolta per la pausa tè, e una delle scene più belle mi si è parata davanti agli occhi: un uomo seduto a tavola, di fronte a quella che sembrava una english breakfast, con una lattina di Coca-Cola, stagliato contro la parete verde-acqua, sotto il sole del primo pomeriggio. Non ho potuto fare a meno di chiedergli se potessi scattargli una foto da utilizzare come bozzetto per il mio prossimo dipinto. Per fortuna, oltre che un bel modello inconsapevole, si è rivelato essere anche una persona molto gentile e aperta, ed è così che ho ottenuto lo sfondo per il mio ultimo disegno. Più tardi l’ho incontrato al suo posto di lavoro presso il laboratorio ispirato alla mostra “American dream”. Uno dei suoi compiti era quello di mettere i bambini a proprio agio e invitarli a posare in una sorta di cabina fotografica per ottenere delle immagini con cui imparare a realizzare le proprie serigrafie à la Andy Warhol.
Tout se tient.
-----------------Published on 11-Apr-2017
Tags: American dream pop to the present, Andy Warhol, art, city, food, Iran, italian, italy, job, kindness, london, Parviz Tanavoli, peace, printmaking, silkscreen
Wise words, Mary. And my compliments for yr rapid improvement in mastering the English language! Best, J
Thank you! I wish I was a quicker learner, though!